09/11/11

Come Michael Caine decise di fare l'attore

Tutti voi conoscete Michael Caine, giusto? Bravi!
E gli orangisti che abitavano a fianco alla sua casa? NO?
Ma shame on you, cazzoidi ignoranti.

Orbene... no, non cominciate a fare i perfettini: se non sapete cosa significa "orangista" andate ad informarvi. E se pensate che le due cose non c'entrino a me non interessa: io sono lo scrittore, e se dico che nella milleunesima fiaba delle Mille e una notte Kurdt impazzisce per Verlaine allora in quel contesto sarà innegabilmente così.
Anche se il Kurdt reale sarà probabilmente in disaccordo.
Ma torniamo alla nostra storia.

Il signore e la signora Van Der Van, originari di Bruges, erano delle persone adorabili. Risentivano magari di una mentalità ancora legata al Vecchio Mondo ma proprio per questo Michael Caine li apprezzava: ad esempio a casa della signora Helsinki Van Der Van aveva degustato il miglior spezzatino di capra e renna su guanciale di maiale con contorno di teste di montone e piedini d'agnello. Il tutto sotto un'abbondante strato di foie gras.
Oppure il garage del signor Copenaghen Van Der Van: uno spazio ampio e luminoso con due banchi di legno grossolanamente intagliati, tutti coperti da arnesi di ogni tipo disposti meticolosamente in ordine di grandezza, materiale e scopo. Un'impresa non da poco.
Ma la cosa che a Michael piaceva di più era il grosso trofeo di caccia (hobby piuttosto praticato dal pater familias orangista) appeso sul caminetto: una colossale testa di caribù sulla quale era stato fatto fondere e colare del formaggio cheddar per poterla conservare nel tempo.
Una vera opera d'arte.
Il signore e la signora Van Der Van avevano un figlio di circa cinque anni. Il signor Copenaghen voleva farlo battezzare come Reykjavik, ma la moglie non era d'accordo. Alla fine decisero insieme per un nome che desse omaggio alla tradizione USA: Fitz.
Diminutivo di Fitzgerald.
Fitz non era come gli altri bambini. Non chiedeva il come di una cosa incessantamente.
Chiedeva senza sosta il perchè del come di una cosa. La signora Helsinki lo considerava "un genietto", il signor Copenhagen "un birbante diavoletto", Michael Caine invece "uno scassapalle cronico".
E per concludere il quadro, un vecchio relitto di nome Oslo che stava fuori in veranda. Quando non mangiucchiava la pappa dalla sua ciotola colorata allora guardava il cielo ed i fiori. Oppure digrignava i denti quando degli sconosciuti varcavano il muretto della casa.
No, fermi: so quello che avete appena pensato e siete fuori strada.
Non è un cane. NON E' UN CANE, accidenti.
Era la nonna di Fitz, affetta da Alzheimer, che tutto il vicinato chiamava "Tha Old Oslo". Michael soleva definirla un po' meno rispettosamente, ma solo nei suoi pensieri. Quindi il lettore si tenga il dubbio. Andiamo avanti.

Un bel giorno, dopo che i Van Der Van erano andati al lavoro, Michael fumava pensieroso e appoggiato al davanzale; e notò tre cose. Una normale, le altre assolutamente fuori dall'ordinario: la vecchia Oslo smadonnava come sempre, ma era dentro una stanza e davanti ad un computer. Il caso volle che Michael fosse in posizione più elevata rispetto alla vecchia e che questa gli stesse dando le spalle. Lo scrittore invece volle che un binocolo con una texture camo cadesse dal cielo proprio in mano a Michael e che un impulso voyeuristico s'impadronisse di lui. Guardando attraverso le lenti vide Oslo sbattere furiosamente le mani sulla tastiera (già alcuni tasti giacevano sparsi un po' dappertutto, e i pochi che rimanevano minacciavano di lasciare per sempre la loro sede). Faticò alcuni minuti per vedere la pagina web che la vecchia stava visitando; infine si accorse che si trattava nientemeno della home page di Twitter. Poi notò Fitz inserirsi nella sua visuale e tirare la nonna per le maniche. Quella per tutta risposta lo scambiò per un'altra tastiera, cominciando a fare versi incomprensibili e a percuoterlo ripetutamente.

Alquanto perplesso, Michael si decise ad andare in soccorso dell'odioso ma inerme Fitz. Arrivò di fronte alla casa degli strani fiamminghi e bussò. Ovviamente non ottenne risposta: dall'interno si sentiva la gragnola di manate che pioveva incessantemente sul povero pargolo stronzo, per cui Michael si arrese e aprì la porta d'ingresso. Lo scenario era pietoso.
Fitz giaceva sul pavimento in totale balìa della megera, che, a cavalcioni sopra di lui, sfogava selvaggiamente le sue inclinazioni alla violenza fisica con un fiotto di bava che si stava godendo la vista del mondo esterno standole comodamente appoggiato su un lato del mento. Michael si lanciò di peso su Oslo in un tentativo di placcaggio piuttosto grossolano, ma inciampò nell'orlo del tappeto.
Sfiga (e un po' anche l'autore) volle che crollasse malamente e di gomito sullo sterno del bambino.
Che per la cronaca ebbe giusto il tempo di strabuzzare gli occhi prima che uno spruzzo di sangue misto a vomito gli oscurasse la visuale e la vita. Per sempre.

Pensate, proprio in quel preciso minuto secondo a Michael Caine venne in mente di fare l'attore!

5 commenti:

  1. Ho dovuto cercare chi era Michael kane, o caine, e anche orangista.

    E ancora non ho capito perchè cazzo gli sia venuto in mente di montare una vecchietta di oslo, a Reikjiavik, pur essendo lui olandese.

    Mi sono perso qualcosa?

    RispondiElimina
  2. Pensa, io manco sapevo che Michael Caine fosse olandese. Comunque consolati: credo che anche lui, leggendo questo post, si sarebbe perso qualcosa. A dire la verità, anche io ho perso qualcosa rileggendo tutto quanto xD

    Forse solo l'impressione di non aver capito tutto fino in fondo è l'unica cosa chiara. Perfino nelle storie buttate giù completamente a caso (come QUESTA) cerchiamo sempre di trovare un minimo di significato recondito e di collegamento con le nostre esperienze. Buffo eh?

    Maroc

    RispondiElimina
  3. Beh, buffo no, il cervello è fatto per cercare di dare un senso a quell'insieme di dati, colori, rumori, chiamato formalmente "universo".

    Quindi più che buffo è drammatico. :P

    RispondiElimina
  4. E' drammatico solo se al posto di universo metti, che so, La Russa. Altrimenti è solo un divertente esercizio letterario-semantico.
    Quanto sono acculturato, MEEEEEENGHIAAAAAAAA!!!!

    Maroc

    RispondiElimina
  5. http://leganerd.com/2011/11/15/splinder-verso-la-chiusura/

    RispondiElimina