22/01/12

Ridefinire il metodo educativo

Riemergo dall'antro post-raffreddore e post-smoccolamento per aggiornare. Ultimamente sono sempre stanco morto la sera... sarà perchè sto studiando ininterrottamente?
 
Basandosi sulle interessanti teorie di Sir Ken Robinson, il video che presento tratta (con l'aiuto di vignette molto ben costruite)  il complicato tema dell'istruzione.
Checché se ne dica, trovo che quello italiano sia obsoleto e dispersivo. Lunghe schiere di Ministri dell'Istruzione si sono succeduti, ma mai uno che, secondo me, abbia veramente anche solo pensato a fare il proprio dovere. Sin dalle scuole materne siamo in netto svantaggio rispetto alla gran parte dei nostri colleghi internazionali: ci sarà un motivo? Mah!
Buona visione.

7 commenti:

  1. Bello, però dovresti scrivere quello che pensi di questa roba, mica siamo su facebook.

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  2. non credo che il sistema francese sia anche lui adatto ai bambini, anzi penso che siano gli studenti a dover adeguarsi al sistema, l'educazione è una macchina

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  3. Diz, Kurdt: Purtroppo, specialmente alle elementari, questo discorso (studenti che devono adeguarsi al sistema) non funziona. Se hai una classe di asini, devi come insegnante ridefinire i traguardi che vanno conseguiti, perchè faticherai più a lungo per il raggiungimento di un determinato obiettivo disciplinare. Ne è la prova il fatto che i libri diventano sempre meno spessi e sempre più ricchi di immagini. Ne è la prova che chi si è laureato anche solo dieci anni fa aveva da studiare LIBRI e non dispensine del cazzo e mappe concettuali da poche decine di pagine. Ne è la prova che già i bambini sono sempre meno curiosi, e così calano di pari passo gli stimoli per l'apprendimento.

    Non mi riferisco al metodo del singolo insegnante, o professore che sia. Ognuno ha il suo, giusto o sbagliato: è il sistema che è sbagliato. Prendi il filmato: c'è l'esempio della collaborazione in team, che è il cuore da cui moltissimi progetti aziendali odierni prendono il via. Come mai a scuola l'aspetto di "collaborazione tra alunni" è sempre relegato in un angolo? Una recita qui, una ricerca di gruppo là, un'esposizione di un argomento lì... poca roba, poca roba. Manca il VERO confronto con gli altri, la VERA crescita sociale e, conseguentemente, la coscienza dei propri limiti e delle proprie potenzialità. Cose che oggi o vai a cercare tu, o nessuno ti darà mai a scuola tramite il concetto di "collaborazione", di "confronto".
    Quando si dà un qualsiasi esame entrano in gioco un sacco di fattori esterni al semplice "aver studiato": stress e ansia a parte, che so, potrebbe pure essere morto un parente; potrebbe esserci nel caso di uno studente lavoratore una minaccia di licenziamento... fate voi, in ogni caso sono tutti elementi che contribuiscono a sviare l'attenzione dello studente. Che nel 90% delle volte comunque focalizzerà i suoi sforzi solo nel "passare l'esame" con un bel voto.
    La motivazione è quasi sempre solo questa: prendere un bel voto. Perchè il nostro sistema educativo ci ha abituato ad una cultura di sé così egoistica che non ci passa neanche per l'anticamera del cervello che studiare è bello perchè sarebbe poi interessante approfondire un determinato argomento. Almeno, questo accade solo in una minoranza di persone INTERESSATE.

    Ma da cosa deriva il fatto di essere interessati? Di essere curiosi? Sono pulsioni COMUNI eh, non sto parlando di geni al di fuori del genere umano. Semplicemente alcuni le coltivano, altri si lasciano sedare dall'ambiente circostante. O dai farmaci (rimando alla parte del video sul Ritalin e l'ADHD).
    Il problema è sia generazionale che organizzativo: si deve prendere atto che l'attuale sistema scolastico NON suscita curiosità nella maggioranza degli studenti, che pertanto andranno avanti più per forza maggiore che non per il proprio interesse.
    Secondo me più che la valutazione finale con un voto che può voler dire tutto e non voler dire niente, si deve prestare maggiore attenzione alla qualità del cammino svolto dall'alunno.
    Esempio pratico: a me non frega un cazzo che Asdrubale abbia 110 e lode al pari di Deodato, se il primo è un teppista ed il secondo invece una persona beneducata, propositiva e curiosa. Asdrubale ha studiato ma manca di AMORE per l'educazione. Dove sta il suo percorso educativo? Certo, mi sa ripetere e spiegare perchè l'universo in realtà è un gigantesco icosaedro (per dire), ma così come è entrato, così è uscito.
    Si tiene così tanto al risultato finale che quasi sempre si tralascia di valutare il cammino (se c'è stato cammino) svolto per ottenerlo. E su questo non sono d'accordo.

    Se avete domande, sparate pure.

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  4. Quindi alla fine, non sono solo i ministeri a dover dare la spinta per cambiare ed a decidere i fondi da spendere per l'istruzione. Anche gli insegnanti ci si devono mettere senza muoverli a calci in culo ogni volta. Correct?

    Che poi, al liceo ho conosciuto pochi professori che volevano effettivamente un cambio, una volontà di creare una collaborazione tra studenti. Ma era difficile poiché questa collaborazione non la vedevo tra loro stessi (passavo accanto alla sala professori e sentivo certe scenate...). Altri che credevano che il cambiamento doveva essere insito nel fatto che gli studenti dovessero avere "interessi extrascolastici". Che mi sta bene, ma è come se volevano delegare il compito di colmare manchevolezze didattiche all'esterno della scuola (Io insegno questa materia, te studia e prendi il voto. Poi se ti piace qualcos'altro, bene. Però tu prendi il voto).

    Sul "pensiero laterale", citato nel video, ho letto un libro sull'argomento. L'ho messo in pratica per qualcosa che ho scritto ed in effetti non è male, come metodo per cercare idee. :)

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  5. Neurocoso: Ovviamente non è solo il Ministero che deve dare la pappa pronta (anche perchè la breve storia dello Stato Italiano dimostra che fare il Ministro dell'Istruzione è una cosa; fare l'insegnante è invece completamente diverso!): se gli insegnanti si sedessero a tavolino per organizzare un nuovo metodo educativo, forse qualcosa accadrebbe. Invece no, c'è crisi ragazzi, quindi io spiego, tu ripeti. Se va bene, bene, se no calci in culo.
    Gran bel metodo educativo. Ci manca solo una caramella regalo per ogni risposta giusta e addio dignità umana.

    Guarda, i miei sono insegnanti elementari. Ovviamente discutere con loro di questo mio punto di vista equivarrebbe (dal loro) a una critica all'essenza del mestiere. No affatto, io vorrei semplicemente che si prendesse atto del fatto che gli alunni non sono tutti uguali (ad esempio c'è chi riesce a scrivere e a leggere a cinque anni e chi a otto, poi magari si diplomano entrambi a pieni voti); che non sono semplicemente delle pedine su un percorso con dei traguardi da tagliare.
    Io punterei maggiormente a tutto il percorso evolutivo, in tutti i suoi aspetti e non semplicemente sul piano dello studio e della "socializzazione".

    Che a ben pensarci poi queste maniere "storte" di crescere si apprendono da piccoli e poi difficilmente le si riesce a correggere. Forse è ANCHE per questo che la società è società solo di nome.

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  6. Mah, io so per certo solo che se sono un insegnante e ho come allievi due che si chiamano Asdrubale e Deodato, vado dai genitori e li prendo a calci nel culo.

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  7. Ahahahahah! Questo è VERISSIMO!

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